Alessandro Gherardini attr.
Firenze 1655 - Livorno 1727
Santa Cecilia
Inizi XVIII secolo
Olio su tela
cm 116x89,5
"Tornò a Firenze, dove ebbe a dipingere alcuni quadri per il detto amico e protettor suo Alessandro Del Grazia, in uno de' quali figurò Santa Cecilia, con un angiolo sonante il violino mentre quella gli tiene la carta musicale davanti"
Con queste parole Francesco Saverio Baldinucci, nella prima metà del Settecento, descrive la biografia del Gherardini, la composizione del nostro dipinto, composizione che sarebbe stata dipinti quindi per colui che il biografo in precedenza definisce "il suo carissimo protettore" (F. Baldinucci in Zibaldone Baldinucciano, 2 voll. Firenze, 1981, II, pp. 503-504). Baldinucci Junior, nella sua lunga e dettagliata vita, menziona anche un pendant: "E per compagno fece una Sant'Agata spirante per il crudel taglio delle mammelle, sostenuta da un angiolo mentre l'apostolo San Pietro, sceso dal cielo, le medica le ferite". Anche questa composizione dell'artista ci è nota in un dipinto che ci risulta ancora inedito, conservato a San Michele a Ronta nel Mugello insieme ad un tela compagna raffigurante il Matrimonio mistico di Santa Caterina d'Alessandria (altra versione del dipinto esposto alla mostra Il falso e la ragione, cat. della mostra Firenze 2009, n.12, p.86).
Sebbene non possiamo essere certi che la Santa Cecilia menzionata sia proprio il dipinto eseguito per il Del Grazia e non una ulteriore redazione - il Gherardini, come abbiamo visto, soleva ripetere le sue composizioni più riuscite - la notazione del biografo ci è interessante oltre che per confermare la peraltro evidente paternità del grande pittore fiorentino, sicuramente il maggiore talento espresso dalla Firenze a cavallo tra il XVII e XVIII secolo, anche per fornirci un appoggio cronologico.
Baldinucci si riferisce infatti ad un preciso periodo nella carriera dell'artista, ossia agli anni che seguono il ritorno a Firenze dal soggiorno a Livorno nel 1702. Questo periodo precedette il vero e proprio trasferimento sette anni dopo nella città toscana dopo il passaggio del Re Federico IV di Danimarca, che secondo il Balduccini illuse l'artista di un impiego nel suo regno (vedi in particolare S. Meloni Trkulja, L'attività tarda di Alessandro Gherardini sulla costa tirrenica e un nuovo acquisto delle Gallerie Fiorentine, in Antichità Viva, XXIV, nn. 1-3, 1995, pp.75-81.
La datazione alla fase matura dell'artista risulta peraltro palese dal carattere di quest'opera, decisamente in linea, per i toni accentuatamente tenebrosi - suggestivi parallelismi si possono istituire con la pittura spagnola del Seicento, anche per l'espressione fiera e un pò insolente della Santa - che la caratterizzano, con le opere della fase finale della carriera, nella quale Gherardini "recupera nelle stoffe toni sontuosi e luccicanti [...] e profondità addirittura rubensiane nella corporeità delle sue figure, che però non hanno pesantezza per il bagliore delle superfici, emergenti da una densa ma vibrante penombra" (Meloni Trkulja, cit. p.76).
Dalla scheda critica del dott. Federico Berti
cm 116x89,5
Collezione privata
Baldinucci F., Zibaldone Baldinucciano, 2 voll. Firenze, 1981, II, pp. 503-504
Meloni Trkulja S., L'attività tarda di Alessandro Gherardini sulla costa tirrenica e un nuovo acquisto delle Gallerie Fiorentine, in Antichità Viva, XXIV, nn. 1-3, 1995, pp.75-76-81.
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Gherardini Alessandro - Firenze 1655, Livorno 1727; è stato un pittore barocco italiano, noto principalmente per il suo lavoro nella pittura sacra e decorativa. Nato a Firenze, Gherardini ha sviluppato uno stile che unisce il naturalismo del tardo Rinascimento con l’energia e il movimento caratteristici del Barocco.
Vita
Formazione e prime opere: Gherardini ha iniziato la sua formazione artistica sotto la guida di artisti fiorentini, probabilmente influenzato dalla tradizione manierista e dalla scuola locale di Firenze. Tuttavia, la sua produzione mostra una graduale transizione verso il dinamismo e la teatralità del Barocco.
Periodo di attività: La maggior parte delle sue opere è stata realizzata tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo. Ha lavorato principalmente a Firenze, ma ha avuto anche commissioni importanti in altre città toscane, come Pisa e Siena.
Collaborazioni: È stato attivo in un’epoca in cui il Barocco fiorentino stava cercando di rinnovarsi. Ha collaborato con altri artisti della sua epoca, contribuendo all’arricchimento delle chiese e dei palazzi nobiliari.
Ultimi anni: Gherardini è morto a Firenze nel 1726. Sebbene non sia uno dei nomi più noti della pittura barocca italiana, il suo lavoro è apprezzato per la qualità tecnica e la delicatezza delle sue composizioni.
Stile
Dinamismo e teatralità: Gherardini si distingue per composizioni movimentate, ricche di pathos, tipiche del Barocco. Le sue figure mostrano un senso di drammaticità e di coinvolgimento emotivo.
Colori vibranti: La sua tavolozza presenta tonalità intense e vivaci, spesso utilizzate per creare un forte contrasto di luci e ombre, che enfatizzano la tridimensionalità delle figure.
Influenze: Lo stile di Gherardini è influenzato da maestri come Pietro da Cortona e Luca Giordano, ma con un linguaggio pittorico più morbido e meno esuberante rispetto ad altri barocchisti.
Tematiche religiose: La maggior parte delle sue opere ha una natura devozionale, con scene bibliche e vite di santi rappresentate in modo idealizzato e drammatico.