Benvenuti in Coradi Rare Finds. L'attività dedicata all'arte, all'antiquariato e al collezionismo. Siamo appassionati custodi di tesori d'epoca, impegnati nella ricerca e nella conservazione di pezzi unici che raccontano la storia e l'eleganza attraverso i secoli.
Coradi Rare Finds nasce dalla passione condivisa per l'arte, un amore profondo per gli oggetti antichi e il collezionismo. Ogni pezzo che entra nelle nostre mani è selezionato con cura e attenzione, contribuendo a creare una collezione eclettica che spazia dalle opere d'arte, agli oggetti che raccontano diverse epoche e storie.
Nel cuore della nostra attività c'è l'antiquariato, dove ogni oggetto racconta una storia unica. Dedizione nello scovare gioielli dimenticati, garantendo che ogni pezzo abbia un'origine autentica e un valore intrinseco. Dalle eleganti porcellane ai mobili raffinati, la nostra collezione riflette l'arte e l'artigianato di epoche passate.
Il collezionismo è un altro capitolo della nostra storia, dove ogni oggetto diventa una piccola parte di un mondo più grande. La nostra selezione abbraccia varie passioni e interessi, creando un ponte tra epoche diverse attraverso l'affascinante mondo del collezionismo.
La nostra sede è un luogo dove gli appassionati possono immergersi in un viaggio attraverso i secoli, esplorando le diverse aree della nostra collezione.
Siamo impegnati a preservare il patrimonio culturale attraverso la cura e l'attenzione ai dettagli. Ogni pezzo nella nostra collezione è un investimento nel passato, un omaggio alle maestranze di un tempo che continua a ispirare e incantare le generazioni future.
Unisciti a noi nel nostro viaggio attraverso il tempo e la bellezza intramontabile. La nostra attività è più di un luogo di vendita; è un rifugio per chi condivide la passione per l'arte, l'antichità, le auto storiche e il collezionismo. Benvenuti nel nostro mondo, dove il passato vive ancora.
Palazzo già Fenaroli
Il Palazzo venne commissionato da Pietro e Francesco Fenaroli alla fine del XVIII secolo all'architetto Giovanni Donegani (Le Dimore Bresciane in cinque secoli di storia, Fausto Lechi 1977; volume sesto p.219/227). Di facciata ampia, incorniciata da due larghe paraste in pietra, dalla non troppa abbondanza delle aperture, si ritorna all'austera classicità del cinquecento. Scandita da una sequenza ritmica di finestre disposte su due livelli, divisi orizzontalmente da un marcapiano. Il balcone a colonnette in pietra è sorretto da quattro lesene scannellate che servono ad incorniciare il portale. Inoltre il balcone abbraccia le tre finestre centrali sormontate da panoplie d'armi in pietra. Sul marciapiede, fra le lesene laterali, due sedili in pietra. Gli stipiti lineari delle finestre del primo piano sono sostenuti da mensolette a voluta. L'atrio, con due colonne al centro e due colonne verso il giardino, è arioso ed armonico. Il corpo centrale, sviluppato secondo una pianta ad U, affaccia su un ampio giardino all'italiana con tre fontane. Due coeve in pietra di botticino; mentre quella centrale detta fontana di Nettuno è attribuita a Sante Callegari il Vecchio e risale a fine XVII secolo (Di Mille Fontane a Brescia, Danilo Allegri 1974)
Questa fontana adornava il Palazzo Martinengo Cesaresco detto dell'Aquilone e scomparve nei lavori di adattamento del 1896. Acquistata nel 2022 dalla nuova proprietà di Palazzo Fenaroli e posizionata al centro del giardino. In Le Dimore Bresciane in cinque secoli di storia; volume sesto p.337, Fausto Lechi colloca erroneamente la posizione originaria della fontana in Palazzo Martinengo Villagana, ubicato in Corso Martiri della Libertà 13.
Sul lato opposto, a chiudere il giardino, un ulteriore corpo eretto tra il Trecento ed il Quattrocento, in seguito adibito a scuderia dalla famiglia Fenaroli (Le Dimore Bresciane in cinque secoli di storia, Fausto Lechi 1977; volume secondo p.214). Il prospetto che presenta molti particolari è quello rivolto a sera. Si tratta di una casa col muro costruito a ciotoli disposti a spina di pesce nel quale si apre un ampio portale a mattoni e sei finestre ogivinali. Questa località nel XV secolo era chiamata del "Pozzo dei Cazagi"; si potrebbe quindi ipotizzare che questa fosse l'abitazione dell'antica famiglia Cazzago. Infatti dall'estimo del 1416 si desume che in questa sesta quadra di S. Faustino abitava Guglielmo Cazzago.
La presenza di una cappella istituita il 10 Gennaio 1970 su richiesta del Vescovo di Maringà in Brasile Jaime Luiz Coelho a Mons. Luigi Morstabilini Vescovo di Brescia, fu dettata per dare comodità ai sacerdoti brasiliani in transito di celebrare in privato. All'interno custodisce il Rocchetto di Giovanni XXIII, donato al Sacerdote Loris Capovilla che a sua volta lo offre alle Opere Missionarie in Palazzo Fenaroli nel Natale del 1971.
Sotto l'atrio del Palazzo si apre lo Scalone d'Onore a due rampe con una balaustra ancora barocca.
Le pareti e la volta dello Scalone d'Onore e della Galleria che fa corpo con esso sono zeppe di decorazioni con finte colonne, finestre, panoplie d'armi e trofei. Tali decorazioni furono realizzate da Giuseppe Manfredini nel 1804, come testimonia la data di esecuzione inserita dall’artista in una delle panoplie della parete nord della Galleria. Mentre due medaglioni, uno tondo con i simboli della fama ed uno ottagonale con i simboli della nobiltà, stilisticamente differenti rispetto alla struttura architettonica dipinta e dunque non ascrivibili alla mano di Manfredini, si aprono nella volta. La Sala Grande d'Onore è la più brillante manifestazione e l'apice dell'attività di Giuseppe Manfredini in Brescia e uno dei vertici del neoclassicismo italiano per via dell'abilissimo gioco prospettico e scenografico. Anche quì tutto è pittura ed è visibile l'iscrizione: INGENIO ET MANV IOSEPHI MANFREDINI ANNO MDCCCVI. Sui lati corti si aprono due prospettive con vedute di giardini all'italiana, incorniciate da tendaggi drappeggiati e statue antiche. I lati lunghi sono caratterizzati da colonne, finte statue di divinità femminili nella parte bassa ed una loggia balaustrata nella parte alta da cui si affacciano personaggi in abiti signorili, fiori e animali come il pappagallo, il gatto ed il pavone affiancati ad oggetti che simboleggiano il sapere umano come il mappamondo, il compasso, la pianta di un tempio ed alcuni libri. Nella volta un'altra balaustra ed infine, al centro, uno squarcio di cielo dove volano uccelli di diverse specie. Verso il cortile a monte della galleria troviamo una Sala a volta detta Sala delle Rovine per il tema, decorata sempre da Manfredini nel 1804 (Aspetti della pittura neoclassica in Lombardia tra Rivoluzione e Restaurazione: Giuseppe Manfredini, Marco Tanzi in Quadri senza nomi e nomi senza quadri, Ricerche di storia dell’arte, 1985; p.87-88)e restaurata da Giuseppe Pasotti nel 1970. Sulle pareti sono dipinte rovine di tutte le epoche: masse oscure di rovine egiziane, greche, romane e gotiche fanno da quinta a delle chiare prospettive in cui campeggiano vedute di monumenti romani. Un paesaggio di rovine in cui è assente la figura umana, sorta di riflessione sulla caducità della vita e dell'operare dell'uomo e sull'inesorabilità del tempo che tutto rovina. A questi si aggiungono alcuni particolari suggestivi: delle rovine egizie, con una stele geroglifica posta idealmente a cornice di una porta di passaggio, e rovine gotiche, che compaiono per la prima volta a Brescia. Verso strada troviamo a monte due Sale una delle quali a volta decorata di sapore neoclassico. Il soffitto è ornato da una struttura costituita da un'imponente cornice a grisaille caratterizzata da voluminosi elementi a candelabre, alternati a scudi circondati da draghi fitomorfi al cui interno sembrerebbero essere rappresentati dei putti. Sui lati brevi vi spiccano gli stemmi delle famiglie Fenaroli e Caprioli circondati da amorini e festoni floreali, a sottolineare l'unione tra le due casate. Al centro del soffitto una cornice dorata inquadra una scena allegorica. Ed a valle sempre una Sala a decori detta delle Divinità per la presenza all'epoca di quattro tele sovrapporte: dello stesso autore con Diana; ed Endimione, Bacco ed Arianna. Oltre alla Sala dell'Alcova separata da un arco con decorazioni lignee di foglie di quercia, vite e rose che simboleggiano rispettivamente forza, potenza, benessere, fecondità e bellezza. In cima all'arco due colombe circondate da foglie e frutti d'uva simboli di pace, amore e purezza. Il soffitto è ornato da una cornice ed ai quattro angoli delle anfore con ai lati cavallucci marini che simboleggiano potere. Su tutti i lati della parte centrale del soffitto troviamo dipinti lo strumento musicale lira e sia a destra che a sinistra dei cigni: antichi simboli di ispirazione e purezza. Mentre la rientranza è dipinto un cielo azzurro.
A nord è ubicato un vestibolo di passaggio caratterizzato da una ricca decorazione a trompe l’oeil a richiamare gli elementi dello Scalone d’Onore. Il soffitto è costituito da un'apertura poligonale con un motivo a lacunari a croce entro cui sono inseriti rosoni e anfore antiche.
Vista la legge del 1 Giugno 1939 n. 1089 sulla tutela delle cose d'interesse artistico e storico; Palazzo Fenaroli con decreto notificato il 3 Gennaio 1957 e come sopra descritto, è dichiarato di interesse particolarmente importante e quindi è sottoposto a tutte le disposizioni di tutela.
La storia recente vede Palazzo Fenaroli al centro di varie iniziative.
Nel 1974 il Palazzo di via Grazie era stato teatro anche degli assidui incontri preparatori degli azionisti di quello che sarebbe diventato il nuovo giornale della città: Bresciaoggi.
Alcune scene del film Allonsanfan, film dei fratelli Taviani del 1974 con Marcello Mastroianni, sono state girate in questo Palazzo nelle Sale dello Scalone d'Onore e della Galleria.
Palazzo Fenaroli ha ospitato gli studi di Teletutto. L'emittente televisiva nata nel 1977.
È stata la sede per diversi decenni del Segretariato delle Opere Brasiliane di Papa Giovanni XXIII.
Nel Giugno del 1973 il Palazzo ha ospitato la delegazione buddista laotiana guidata dal Patriarca Somdet Phra Phutta Sinoroth (Dhammayana Maha Thera), la massima autorità religiosa per i buddisti su invito ufficiale della Santa Sede.
Oggi le Sale del Palazzo custodiscono opere d'arte ed antiquariato di assoluto interesse storico e collezionistico.