Il compianto di Cristo
Olio su tavola
cm 47,5x65,5
La tavola è da ricondurre a un artista cinquecentesco e attivo lungo la direttrice adriatica. La vecchia attribuzione, riferita alla primissima attività veneziana di Domínikos Theotokópoulos detto El Greco (Candia, 1541; Toledo, 1614), aveva avuto origine negli anni Cinquanta quando l'etichetta di “madonnero” per questo specifico genere fu promossa da Rodolfo Pallucchini, il quale, argomentando la giovinezza del Tintoretto, affermò che: “a Venezia, oggi non c'è più dubbio, per alcuni anni il Greco lavorò come madonnero”. Da queste date si creò quindi un equivoco attributivo sulla produzione precoce dell'artista. Il Pallucchini però non fu l'unico, molti altri studiosi riferirono opere a “El greco madonnero” e tra questi, per citare i più noti, ricordiamo Giuseppe Fiocco, Sergio Bettini, Roberto Longhi e Antonio Morassi. Fu solo negli anni Sessanta, grazie agli interventi di Arslan che il fenomeno trovò una naturale ridimensione.
Fu, infatti, la dominazione della Serenissima a generare il rinascimento cretese, a rendere proficuo l'incontro tra le due tradizioni artistiche. Fenomeno che generò anche una modifica degli assetti sociali dell'isola grazie ai commerci e la nascita di una borghesia mercantile sempre più aderente alla cultura lagunare e al contempo di una popolazione veneziana capace di assorbire e far coesistere queste illustri tradizioni.
Questa nuova concezione pittorica trovò diffusione grazie ai maestri che viaggiavano lungo le rotte marittime, divulgando un gusto illustrativo affatto destinato a ripiegarsi su sé stesso. Le stampe, le icone e le preziose tele d'oriente e occidente furono alla base di straordinarie creazioni e al fenomeno di Domenikos Theotokopoulos, artista capace di rinnovare gli esempi di Tiziano, Jacopo Bassano, Andrea Schiavone e Polidoro da Lanciano immaginando delle vere e proprie rivoluzioni formali. Anche in questo caso, l'innovazione ha il suo fulcro nell'uso del colore, smaltato secondo il gusto bizantino ma tonale e cangiante secondo la lezione veneta, raggiungendo in certi casi livelli qualitativi assai alti. Questo giudizio si può applicare alla tavola in esame, la cui valenza estetica è certamente distante da quella comunemente raggiunta dai madonnari e lo si percepisce osservando la raffinata stesura avvalorata dalla preziosità cromatica.
cm 47,5x65,5
Collezione privata
Pallucchini Rodolfo, La giovinezza del Tintoretto, Milano, Daria Guarnati, 1950, p. 58.
Panayotis K. Ioannou, El Greco tra i “Madonneri”: la critica, le ideologie, il mercato. Nuove luci sul recupero del Trittico di Modena (1937), Studi di storia dell’arte, vol. 27, 2017, pp. 151-174, note 68-76.
Arslan Edoardo, Cronistoria del Greco “madonnero”, in Commentari, XV, De Luca Editore, Roma, 1964, 3-4, pp. 213-231.
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El Greco pseudonimo di Domenikos Theotokopoulos - Candia 1541, Toledo 7 Aprile 1614; è stato spesso associato al termine "madonnero" per via del suo stile unico e delle sue rappresentazioni religiose, in particolare le Madonne e i santi. Tuttavia, il termine "madonnero" si riferisce specificamente agli artisti italiani del Rinascimento o del Barocco che dipingevano immagini sacre, come Madonne, spesso destinate a piccoli altari o all'uso privato.
El Greco, al secolo Domenikos Theotokopoulos, era originario di Creta e la sua formazione iconografica bizantina influì sulle sue opere. Dopo il trasferimento in Italia, adottò influenze rinascimentali e manieriste, sviluppando un linguaggio pittorico molto personale che combinava misticismo, forme allungate e colori vivaci. Sebbene El Greco non fosse un "madonnero" nel senso stretto italiano, le sue Madonne e opere religiose sono celebri per il loro spirito trascendentale e l'intensità emotiva, rendendolo unico nel panorama artistico europeo.