Importante doppio corpo a ribalta con alzata, in legno laccato a fondo rosso e dorato. Decorato a motivi floreali, geometrici con scene a chinoiseries con magots. Cimasa dalla linea spezzata e due ante celanti sei vani ed una nicchia centrale. Corpo inferiore dalla linea mossa con due cassetti ed una calatoia con interni suddivisi in cassettini a vano centrale. Fianchi concavi, lesene a volute, piedi laccati a fondo verde.
Capolavoro dell'ebanisteria veneziana, questo trumeau costituisce uno dei vertici della produzione lagunare pe i palazzi aristocratici della Serenissima, distinguendosi sia per la fitta e dettagliata decorazione a chinoiseries, svolta con elevata perizia e descrizione didascalica, che per i raffinati intagli che rendono l'opera un rincorrersi di linee mosse, volute, intagli e lesene dal sapore quasi scultoreo e mai banale. La qualità tanto della lacca, di un rosso vivo e magnetico, quanto della lavorazione a intaglio e della decorazione dorata fanno supporre che sia stato commissionato per un'importante committenza nobiliare nel cuore stesso della città intorno alla metà del XVIII secolo, forse parte centrale di un'intera stanza decorata a lacca rossa e con temi a decoro all'orientale.
E' possibile confrontare il nostro esemplare con un altro cassettone a ribalta con alzata, sempre a fondo rosso e con decorazioni a chinoiserie, già parte della raccolta di Alvise Barozzi a Venezia e pubblicata in S. Levy, Lacche veneziane settecentesche, Milano, 1967, volume I, tav. 164-167: se entrambi condividono una linea leggera e raffinata, oltre all'elegante cimasa dalla linea spezzata e ai fitti decori particolareggianti, il nostro presenta le ante superiori non a vetri e anch'esse decorate, oltre ai fianchi che si estendono con una linea convaca che allarga morbidamente la parte inferiore invece di concluderla con una sezione dritta e meno decorata, come nel caso di quest'ultimo.
Il motivo dei magots in varie pose all'interno dei paesaggi racchiusi da cornici e ghirlande è riscontrabile sempre nei toni dell'oro su fondo laccato rosso, anche su dei pannelli decorativi già parte della collezione Tullio Silva a Milano. S. Levy, Lacche veneziane settecentesche, Milano, 1967, volume II, tav. 406-409. C. Santini, Le lacche dei veneziani, Modena, 2003, pp. 193-195, fig. 172-177.
132,5cm x 65cm h:252,5cm
Semenzato Venezia, 26 Aprile 1992, lotto 225. Copertina di catalogo.
Collezione privata
Levy S., Lacche veneziane settecentesche, Milano, 1967, vol. I, tav. 164-167
Levy S., Lacche veneziane settecentesche, Milano, 1967, vol. II, tav. 406-409
Santini C., Le lacche dei veneziani, Modena, 2003, pp. 193-195, fig. 172-177
Difetti e mancanze.
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L'arte della laccatura viene introdotta in Italia nel XVIII Secolo. Una tecnica di decoro conosciuta e praticata in Estremo Oriente da Cinesi e Giapponesi fin dalle più remote età. I primi a portarla in Europa furono quelle nazioni dalla forte cultura mercantile come Olandesi e Portoghesi. In Cina la tecnica della lavorazione delle lacche era tenuta in gran segreto. I centri artistici europei cercarono in ogni modo di imitare quelle importate, ma non erano mai così dure come quelle cinesi. Oltre al fatto che, col passare del tempo, le lacche europee si ricoprivano di screpolature. In Italia, il legno preferito dei laccatori è il cirmolo. Le superfici da decorare venivano ricoperte con una striscia di tela incollata, in caso fossero presenti aperture e fessure. Oltre a chiudere tutti i pori del legno. Successivamente venivano dati vari strati di gesso e colla fino a raggiungere una superficie omogenea. Questa è la tecnica di preparazione dei mobili veneziani per la laccatura. Hanno una spessissima copertura in gesso e colla rispetto ai mobili laccati piemontesi, genovesi e di altre parti d’Italia. Ultimata questa e la doratura, si passavano vari strati di vernice sandracca. È una resina simile alla gommalacca, ma molto più chiara, e viene utilizzata come vernice finale per i mobili laccati, per preparare fissativi per pastello, tempera. Con questa resina si ottiene un film di elevata lucentezza e di buona adesione. Nel primo periodo quando fu iniziata l'imitazione del mobile laccato; i mobili laccati prodotti in Italia rimangono strettamente legati a fondi neri o rossi con figure dorate e lisce o con rilievo, raffiguranti scene a chinoiserie. Solo successivamente gli artigiani acquisirono capacità e libertà di invenzione ricoprendo ad esempio le superfici con fiori, uccelli, paesaggi, scene della vita quotidiana. Accanto a questa tecnica, privilegio delle classi benestanti; nel XVIII Secolo cominciò a fiorire e prosperare l'imitazione stessa di questa tecnica: la cosiddetta "arte povera". L'arte povera consisteva nel ritagliare delle incisioni che raffiguravano scene, paesaggi, fiori; ed una volta ritagliate, venivano colorate e sul tutto era data una vernice trasparente.
Bibliografia
Pinto Pietro, Il mobile italiano dal XV al XIX secolo. Istituto geografico De Agostini SpA, Novara, 1962.
Morazzoni Giuseppe, Il Mobile Veneziano del ‘700. Casa editrice d’arte Bestetti & Tumminelli, Milano, 1927, p. 214.