Tavolo in palissandro, intarsiato in: noce, palissandro, bosso, acero, acero tinto verde ed altri legni non correttamente identificabili. L'apposizione sugli arredi di maggior pregio del cartiglio "Maggiolini Intarsiatore delle LL. AA. RR. Parabiago presso Milano", a certificazione di un brevetto concessogli da Ferdinando d'Asburgo. l'arciduca gli conferì il titolo di "Intarsiatore di Sua Altezza Reale", che troviamo come firma in forma di cartiglio su pochissimi mobili giunti a noi.
Dalle iscrizioni presenti sull'opera si deduce che si tratta quindi di uno de pochi esemplari di arredi firmati dal celebre ebanista milanese che fu impegnato, durante tutto l'ultimo quarto del XVIII secolo, nella realizzazione di elaborati arredi per la corte e per l'aristocrazia milanese. La struttura semplice ed elegante del mobile si arricchisce di un intarsio raffigurante una composizione floreale.
In quell’epoca a Milano fervevano i preparativi per la celebrazione delle nozze di Ferdinando, figlio dell’imperatrice Maria Teresa, arciduca e governatore della Lombardia, con l’arciduchessa Maria Beatrice d’Este. Era desiderio dell’augusta madre preparargli una degna dimora dove fasto e ricchezza non facessero difetto. Affidato il compito ad una commissione tra cui il Conte Monti e Melzi col Marchese Moriggia, questi incominciarono a chiamar alla corte i più insigni artisti, architetti, pittori, scultori, stuccatori, ebanisti, tra i quali da Parabiago anche Maggiolini, che si mise all’opera con ardore. Poco mancò che l’invidia non lo smorzasse fin dal nascere. Maggiolini buono ma deciso perchè uomo di carattere, la sventò allontanandosi con la sua squadra di 12 operai da Milano, soltanto desideroso della tranquilla serenità del suo paese. Ma terminate le feste nuziali nel 1771, ancora per ordine dell’imperatrice si doveva procedere ai restauri del Palazzo di Corte sotto la direzione del celebre architetto Piermarini da Foligno ed anche allora per insinuazione del Moriggia o del pittore Levati si fece nuovamente ricorso al Maggiolini per la pavimentazione. Fu, in questa occasione che a mezzo del pittore amico fec conoscenza con una sequela d’artisti diventati ben presto colleghi e familiari, e potè pur conoscere ed avvicinare lo stesso Arciduca con la consorte dai quali ebbe atti di squisita benevolenza, col conferimento tra l’altro, del titolo di "Intarsiatore delle LL. AA. RR.".
79,5cm x 79,5cm h:77cm
Collezione privata
Marangoni G., Gli intarsi di Giuseppe Maggiolini, "Città di Milano", a. XXXIV, n. 3, Milano 1918, p. 54
Beretti G., González-Palacios A., Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Milano 2014, pp. 238-239
Difetti e restauri. Maniglia del cassetto non pertinente.
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Maggiolini Giuseppe - Parabiago 1738, Parabiago 1814; è stato uno dei più celebri ebanisti italiani, noto soprattutto per i suoi straordinari mobili intarsiati. Nato a Parabiago, un piccolo paese vicino a Milano, Maggiolini è ricordato come un maestro del neoclassicismo, capace di trasformare il legno in opere d'arte grazie alla sua straordinaria abilità tecnica e al suo gusto raffinato.
Maggiolini nacque in una famiglia di umili origini. Fin da giovane dimostrò una notevole inclinazione per la lavorazione del legno, che lo portò a intraprendere un apprendistato presso botteghe locali. La svolta nella sua carriera arrivò quando entrò in contatto con l’architetto Giuseppe Piermarini, autore del Teatro alla Scala di Milano. Piermarini notò il talento di Maggiolini e lo introdusse nei circoli aristocratici e culturali dell’epoca, permettendogli di lavorare per clienti di altissimo rango, inclusa la famiglia reale.
Maggiolini si distinse per la sua straordinaria abilità nell’intarsio, una tecnica che consiste nell'incastrare diversi tipi di legno per creare complessi motivi decorativi. I suoi mobili, principalmente cassettoni e tavoli, sono caratterizzati da disegni minuziosi ispirati alla mitologia, alla natura e all’architettura classica. L'uso sapiente di legni pregiati e colorati, come il palissandro, l’acero, il noce e il ciliegio, conferiva alle sue opere una bellezza senza pari.
Un tratto distintivo dello stile di Maggiolini era la precisione quasi pittorica dei suoi intarsi. Collaborò spesso con artisti e disegnatori, tra cui Andrea Appiani, che fornivano i bozzetti per le sue decorazioni. Tra le sue opere più famose si annoverano i cassettoni realizzati per le residenze della nobiltà milanese, tra cui Villa Reale a Monza e Palazzo Reale a Milano.
Grazie alla qualità e alla bellezza delle sue creazioni, Maggiolini divenne celebre non solo in Italia, ma anche in Europa. Fu nominato "ebanista reale" da Maria Teresa d'Austria col conferimento tra l’altro, del titolo di "Intarsiatore delle LL. AA. RR.". e ricevette commissioni da case regnanti, aristocratici e mecenati di alto profilo. La sua bottega a Parabiago divenne un centro di produzione artistica, dove lavoravano abili artigiani sotto la sua guida.
Con l’avvento delle guerre napoleoniche e i cambiamenti politici che seguirono, il gusto per lo stile neoclassico cominciò a declinare. Maggiolini, ormai anziano, soffrì economicamente e la sua bottega perse il prestigio di un tempo. Morì nel 1814, lasciando dietro di sé un patrimonio artistico inestimabile.
Oggi, le opere di Giuseppe Maggiolini sono conservate in musei, collezioni private e residenze storiche. La sua maestria continua a essere fonte di ispirazione per gli artigiani contemporanei e il suo nome è sinonimo di eccellenza nell'arte dell'intarsio. Parabiago, la sua città natale, celebra la sua memoria con mostre e iniziative culturali, mantenendo vivo il ricordo di questo straordinario artista del legno.