Queste "cassette" erano sparse in tutta la Repubblica di Venezia. Ogni contenitore assomigliava a un volto finemente scolpito, con una fessura nella bocca attraverso la quale si potevano inserire lettere. Con così tanti uffici del tribunale attorno al Palazzo Ducale, ogni dipartimento dello Stato aveva la sua cassetta. E in tutta la città, cassette diverse erano dedicate a questioni specifiche - come tasse, frodi di mercato o dispute commerciali - a seconda della loro ubicazione. Questo rifletteva il sistema di governo dell'epoca, una Repubblica oligarchica guidata dal doge e conosciuta localmente come La Serenissima (Repubblica Serenissima di Venezia). Venezia non era l'unico luogo che seguiva questo tipo di protocollo. Durante i periodi medievale e rinascimentale, molte città e Paesi avevano sistemi per le denunce anonime. Per tutto il XVII secolo, Venezia era nota per avere un sistema legale efficace, anche se severo, in parte grazie a queste cassette, chiamate anche bocche che parlano.
HxLxP 73cm x 37cm x 9,5cm
Collezione privata
Mancanze e difetti. Rotture. Restauri.
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L'antica pratica della denuncia segreta, che proteggeva l'accusatore da eventuali ritorsioni da parte dell'imputato, era ampiamente diffusa nella Repubblica di Venezia. Tuttavia, va sottolineato che tale prassi era regolamentata in modo rigoroso, poiché le denunce non potevano essere anonime. La segretezza della denuncia rimaneva comunque una condizione fondamentale per la sicurezza dello Stato. Quando le denunce anonime riguardavano questioni di interesse pubblico, venivano esaminate con molta attenzione dai Dieci, il più alto tribunale incaricato della sicurezza dello Stato, che, se ritenute fondate, procedeva con il medesimo protocollo delle denunce presentate personalmente. In tali circostanze, l'imputato si trovava a dover difendersi senza alcun supporto legale, essendo privo del diritto alla difesa.
La denuncia segreta veniva effettuata tramite speciali contenitori, simili a cassette postali moderne, distribuiti per la città di Venezia, in particolare nei pressi e all'interno del Palazzo Ducale. Questi contenitori erano destinati a raccogliere le denunce segrete da presentare ai magistrati. Le segnalazioni che vi venivano inserite riguardavano una vasta gamma di reati, dalle bestemmie, ai crimini contro il patrimonio, alla corruzione, fino ai brogli elettorali. Sebbene molte di queste denunce si rivelassero infondate, spesso dovute a invidie o rancori personali, altre volte esse contribuirono a proteggere la sicurezza stessa della Serenissima.
Il nome "bocche" derivava dall'aspetto esterno di questi contenitori, che spesso venivano scolpiti per somigliare a fauci spalancate, con una dicitura che indicava il tipo di denuncia destinato a essere inserito. Inoltre, il fatto che queste bocche fossero talvolta rappresentate come un muso leonino, a ricordare il leone di San Marco, simbolo della Repubblica di Venezia, ha dato origine al termine "Bocche di Leone" o "Bocche per le Denunce Segrete", all'interno delle quali l'accusatore inseriva il proprio messaggio.