Andrea Tavernier
Torino, 1858 – Grottaferrata, 1932
La cava di quarzo
1890-1900
Olio su tavola
cm 180x88
Opera ben nota alla letteratura sull’autore, anche se non ne si conosce la datazione precisa. La cava di quarzo di Andrea Tavernier è un testo figurativo di assoluto impegno, di ampio respiro e di primaria importanza, per quanto riguarda il versante non puramente paesaggistico della produzione del pittore torinese. Dopo aver studiato disegno e figura all’accademia Albertina con Enrico Gamba, oltre che pittura con Andrea Gastaldi e con l’aggiunto Pier Celestino Gilardini, il giovane Tavernier si rivelò subito quale una delle migliori promesse della sua generazione, manifestando precocemente quella “vigoria di espressione, di tinte e di sentimenti” e quella capacità di “esecuzione morbidissima e facile”, che furono puntualmente notate dal critico Alessandro Stella già all’inizio dell’ultimo decenno dell’Ottocento. La cava di quarzo è un dipinto di solida costruzione, sia nel disegno sia nella pennellata, e di robusta ispirazione sociale, che conferisce all’opera un’alta tensione ideale perfettamente intonata al veemente e vivido realismo di un dettato pittorico oltremodo vibrante; i due minatori in primo piano, al lavoro nella cava di quarzo, uno ritto e l’altro assiso su una roccia, sono delineati con straordinaria vigoria e con notevole potenza “plastica”. Riteniamo che il dipinto in esame, per motivi congiuntamente stilistici e tematici, debba riferirsi alla prima maturità di Tavernier, quando – osserva lo specialista Giuseppe Luigi Marino – era impegnato soprattutto nelle figure, già in esse dispiegando la propria attitudine di colorista dai forti contrasti cromatici, prima di affrontare , nel periodo avanzato della sua carriera “composizioni nelle quali la figura abdica all’assoluto protagonismo per essere inserita a vivacizzare, in vario modo, il paesaggio. Ci troviamo di fronte, insomma, a un capolavoro della maniera verista-sociale dell’artista, come notò giustamente Angelo Dragone, che, in un articolo apparso su “La Stampa” del 15 Gennaio 1985, definiva “La cava di quarzo del Tavernier […] tela veramente degna d’un museo”.
Dalla scheda critica di Armando Audoli, Torino
cm 180x88
Collezione Pellissone, Torino
Collezione Giovanni Matta, Verolengo
Collezione Privata
Comanducci A. M., I Pittori italiani dell’Ottocento. Dizionario critico e documentario, Milano, Casa editrice artisti d’Italia S. A., 1934 XII, p. 724.
Marini Giuseppe Luigi, Andrea Tavernier. Regione Valle d’Aosta, Musumeci Editore, 1999.
Dragone Angelo, La Stampa. Paesaggi e figure dell’800, anno 119, numero 12, 15 gennaio 1985.
1982 Milano, Asta di dipinti del XIX secolo, n.8, Manzoni-Finarte, 18-24 Marzo: 95, La cava di quarzo
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Tavernier Andrea – Nato a Torino il 23 dicembre 1858, morto a Grottaferrata (Roma) il 15 novembre 1932. Paesista. Fu allievo di Andrea Gastaldi all’Accademia Albertina, ma dal maestro non derivò la maniera che risulta sua personale, specialmente nelle opere della maturità. Espose per la prima volta alla Promotrice torinese del 1884, piacevoli quadri, fra i quali si rammendano specialmente Confidenze e Auree primaverili. Poi egli espose Contrasti, dipinto che incontrò successo per le sua qualità cromatiche; Il vegliardo; Lo stagno e Finita la Messa: questi ultimi tre quadri attualmente di proprietà del Museo Civico di Torino. Ultime gocce, conservato nella Galleria d’Arte Moderna di Roma, fu, con altri che seguirono, risultato di una proficua sosta dell’artista nell’Agro romano e sulle coste dell’Adriatico. Altri suoi quadri apparvero alle Biennali Veneziane: Risveglio di un’anima, nel 1901; Meriggio Alpino; Gli effimeri (trittico); Nota azzurra; Verso l’ombra; Alla fontana; La Levanna e Dopo la colpa, nel 1903; Oracoli e Tramonto d’autunno, nel 1905. Le sue tele improntate ad un sano e schietto naturalismo, possono stare decorosamente accanto a quelle dei migliori paesisti piemontesi. Si citano ancora di lui: Lago Blu al Giomin, proprietà del dott. Rossi di Torino; Il pittore Chessa nel mio studio; Autoritratto; La cava di quarzo, proprietà del signor Pellissone di Torino; Primavera e autunno, conservato nel museo Revoltella di Trieste; La sposa dell’espada.
Bibliografia
Comanducci A. M., I Pittori italiani dell’Ottocento. Dizionario critico e documentario, Milano, Casa editrice artisti d’Italia S. A., 1934 XII, p. 720-21.